venerdì 21 novembre 2014

«How to build a scene Vol.I»: la comunità di breaking prende parola


Ad ottobre, presso l’inosservato lungofiume all’ombra del Ponte della Musica, un manipolo di b-boy e b-girl hanno posato le chiappe in circolo e iniziato a...parlare. L’incontro si è svolto all’indomani del Raw Muzzlez Anniversary, un evento volutamente “clandestino” che una volta all’anno tramuta la monotonia del sottoponte capitolino in un’arena di scontro fra i più agguerriti/e street dancer, da Roma e dintorni, fino a Bari. Seppellite le asce di guerra, il pomeriggio seguente i Raw Muzzlez hanno convocato le crew e i personaggi di spicco della scena romana, per un confronto vis-a-vis incentrato su una domanda da un milione di dollari: come si ri-costruisce una scena? Nonostante la domanda avesse potuto dare spago a masturbazioni a quattro mani sui “bei tempi andati” o a fenomeni di caccia alle streghe in nome del “Da Real”, tutto ciò è morto sul nascere e la discussione, spesso imbizzarrita e condotta a briglie sciolte, ha dato dei risultati molto concreti e che tenterò di organizzare. Quello che segue è il frutto del primo ragionamento collettivo svolto dalla comunità di breaking di Roma e, a memoria personale, la sua prima dichiarazione di intenti scritta.

Each one teach one

Non si nasce imparati, ma insegnando si impara. Sul piano della formazione e della cultura, esiste una spaccatura fra “esterofili” ed “italiofili”. C’è chi vede nel famoso estero (dall’ Europa del nord fino alla buona vecchia New York) l’esempio ideale di cultura del breaking, mentre altri lamentano la mancanza di attenzione verso il nostro patrimonio nazionale old e new school. L’estremismo è in entrambi i casi sintomo di chiusura culturale e sociale. La proposta è quella di abbassare la timidezza, ed ingaggiare dialoghi costruttivi fra b-boy e b-girl per intrecciare i propri saperi individuali. Da un lato si invita all’intraprendenza, alla ricettività e al rispetto da parte di chi ingaggia una discussione; dall’altro si chiede un atteggiamento di umiltà, apertura e positività da parte del soggetto interpellato. Organizzare e partecipare a workshop e conferenze offre l’ambiente ideale per una formazione bidirezionale, ma è altrettanto basilare il confronto informale ed estemporaneo in occasione di party, jam e altre situazioni in cui ci si incontra.
    
L’appetito vien ballando
Il confronto non può avvenire solo a parole, e la creazione di un ambiente formativo deve essere accompagnata dal rilancio di eventi genuinamente Hip Hop. Partendo dal fatto che, attraverso diverse prospettive, tutti i presenti alla discussione concepiscano il breaking come una pratica sotto-culturale e non semplicemente come un’attività sportiva/espressiva, si ribadisce che il confronto nel cerchio (cypher) sia la dinamica privilegiata per rilanciare la scena. In particolare, la sfida (battle) fra individui e crew non è si basa su principi di “competizione”, ma rappresenta un momento di ulteriore incontro e accrescimento volto a migliorare tutta la comunità e mai per innalzare di grado un singolo o un gruppo. È poi necessario prestare maggiore attenzione verso i soggetti che organizzano gli eventi. Conoscerne il background e le dinamiche organizzative, può e deve incoraggiare a non partecipare o a boicottare quelle manifestazioni che si sono distinte per l’esclusivismo economico e culturale, la gestione malsana e non trasparente. Al contrario, la proposta è quella di creare un collegamento permanente fra gli organizzatori di eventi che partecipano attivamente alla scena, per evitare la sovrapposizione di date e supportare collettivamente le varie iniziative.

B-girl non è b-boy    
Non esiste una scena “in generale”. Essa è composta prevalentemente da uomini (b-boy) ma anche da donne (b-girl). Usando nella terminologia comune il termine “b-boying” e “b-boy” come sinonimo di “breaking” e “street dancer”, nella nostra comunità il valore della componente femminile viene implicitamente messo in disparte. Inoltre, il trattamento che subisce una b-girl neofita è molto diverso rispetto al suo corrispettivo maschile: (1) perché è una componente minoritaria all’interno della comunità (il rapporto è circa uno a cento) e (2) perché l’approccio psico-fisico della b-girl nei confronti della disciplina, è diverso da quello di un b-boy. Proponiamo di fare maggiore attenzione alle esigenze delle donne e rivendicare l’esistenza di una differenza che sia fonte di arricchimento sociale e culturale e non di esclusione e sopruso.

*** 


Riconoscendo la parzialità di queste idee e proposte, la nostra crew Urban Force rilancia il secondo volume di «How to build a scene», in cui il collettivo Califostia Underground presenterà e discuterà il proprio progetto di riappropriazione delle strade attraverso la street dance e sarà un’ulteriore tematica di discussione oltre all’approfondimento di quelle affrontate precedentemente.

L’incontro si svolgerà presso lo spazio di mutuo soccorso Communia in via dello Scalo San Lorenzo 33, Sabato 29 Novembre 2014 alle ore 19.30 e sarà all’interno di «Communia State of Mind», una giornata interamente dedicata al breaking e alla street dance. Il pomeriggio è  previsto un battle di breaking 1vs1, e dopo la discussione, una cena sociale e un after-party per ballare fino a tarda notte. Tutte le iniziative dell’evento sono pubbliche e l’ingresso è ad offerta libera per sostenere la riqualificazione dello spazio ospitante.

Lace your shoes, lace your minds.


1 commento:

  1. Each one teach one,era da tempo che speravo tutto cio' .ho preso un po da tutti :)
    Radu

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